La dichiarazione della persona offesa è stata lineare, priva di aporie logiche, sostanzialmente coerente con le narrazioni contenute nelle cinque denunce presentate, espressa con toni emotivi che sono apparsi congruenti con il suo contenuto e, di conseguenza, è stata del tutto credibile. La narrazione della persona offesa ha fatto emergere una condotta di stalking che si potrebbe definire “da manuale”: dopo una breve relazione sentimentale, incapace di accettare l’interruzione della stessa e di subire rifiuti, l’imputato ha tentato con offese, minacce e inquietanti comportamenti intrusivi e fisicamente violenti di imporre alla vittima la propria presenza e la propria volontà, cagionando alla persona offesa un concreto e significativo timore (trasmodato in alcuni episodi di vero e proprio terrore) per la incolumità propria e delle figlie, nonché costringendola al mutamento di alcune abitudini di vita. (Tribunale di Varese, sentenza n.1775 del 28.2.2023).