Il 6 novembre 2024, la Sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento di alcune persone provenienti da Bangladesh e Egitto che erano state intercettate dalle autorità italiane durante operazioni di soccorso in mare e condotte nell’apposito centro costruito in Albania.
Il trasferimento ha seguito il protocollo siglato dal nostro governo e da quello albanese, che configura l’Albania come un Paese di appoggio. Il governo di Tirana ha messo infatti a disposizione aree ad hoc, equiparate a zone di frontiera o di transito nelle quali i migranti possono essere trattenuti per il tempo necessario all’esame della loro domanda di asilo e a completare l’eventuale procedura di rimpatrio verso il Paese di origine.
Il contrasto nato tra i giudici del Tribunale di Roma e il governo italiano non riguarda i presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale da parte del nostro Paese, ma unicamente il tipo di procedura applicabile e, in particolare, l’applicabilità della cosiddetta procedura accelerata di frontiera, alla quale è possibile sottoporre le domande di protezione presentate da migranti provenienti dai Paesi di origine considerati sicuri.
Il Tribunale di Roma, a sostegno del provvedimento di non convalida dei trattenimenti, ha fatto applicazione di due direttive comunitarie:
I paesi sicuri nell’elenco approvato dal Governo
L’elenco dei Paesi Sicuri viene continuamente aggiornato dal nostro Paese.
A seguito dell’approvazione del decreto legge 158/24, tale elenco include: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
Un Paese può essere considerato sicuro, ai sensi della direttiva dell’Unione europea, sostanzialmente quando il suo cittadino non rischia di essere perseguitato o di subire violazioni gravi di diritti umani fondamentali.
Nell’articolo qui allegato, l’avvocata Luisa Belli, dello studio BGP Avvocati ha esaminato la questione contestualizzando la vicenda all’interno del panorama normativo nazionale e comunitario.
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